Sappiamo ormai che il Coronavirus ha conseguenze non solo polmonari e cardiologiche, ma anche cerebrali (ne abbiamo parlato qui), cognitive, emotive e comportamentali. Anche dopo la guarigione un certo numero di pazienti manifesta reazioni neurologiche come stato confusionale, vertigini, mal di testa, perdita dell’olfatto e del gusto, fino addirittura a conseguenze più complesse come afasia e perdita della vista (Istituto Auxologico Italiano 2021).
Ma come arriva il virus nel cervello? Bulfamante e colleghi (2021) hanno provato a dare una risposta a questa domanda nel loro studio pubblicato sul Journal of Neurology. I ricercatori hanno ipotizzato che il virus potrebbe diffondersi attraverso il sistema nervoso, raggiungendo i centri respiratori nel tronco encefalico. Hanno perciò valutato neuropatologicamente i danni strutturali del tronco encefalico in due pazienti COVID-19.
I ricercatori hanno effettuato due autopsie su pazienti deceduti per COVID-19 e in due pazienti COVID-19 negativi come controlli.
Le caratteristiche studiate sono state il danno neuronale e il numero di corpi amilacei, l’espressione immunoistochimica della nucleoproteina SARS-CoV-2 e l’antigene Iba-1 per l’attivazione gliale.
Le autopsie hanno mostrato un’anatomia normale del tronco cerebrale, mentre è stato rilevato un maggiore danno neuronale e numero di corpi amilacei nel midollo allungato dei pazienti Covid-19. Inoltre è stata rilevata la presenza della SARS-CoV-2 NP nei neuroni del tronco cerebrale, nelle cellule gliali e nei nervi cranici. Gli elementi gliali hanno anche mostrato un aumento diffuso dell’espressione di Iba-1.
La SARS-Co-V2 è stata rilevata nelle fibre del nervo vago.
I ricercatori concludono che la presenza della SARS-CoV-2 nel tronco cerebrale e il danno midollare nell’area dei centri respiratori suggerisce fortemente che la fisiopatologia dell’insufficienza respiratoria legata alla COVID-19 include una componente neurogenica. Il rilevamento della SARS-Co-V2 nel nervo vago potrebbe quindi spiegare il passaggio tra polmone e cervello.
Dott.ssa Denise Magnago